sabato 27 giugno 2020

Il Giappone è un mondo ideale o ci sono lati negativi


Per molti italiani il Giappone è un po’ come il paradiso. Le idee che si hanno su questo Paese sono però spesso malsane, basate su stereotipi, sulle falsità raccontate da italiani che vivono qua, o su viaggi di pochi giorni.
Dopo aver fatto un’infinità di viaggi in Giappone per oltre 10 anni, e sono tra i pochi che raccontano la verità sul Giappone.


Questo è un post sui lati che io reputo negativi. Per qualcuno potrebbero non esserlo; se il vostro intento è andare a vivere in Giappone siete voi a dover capire cosa può piacervi e cosa no.
Fate ben attenzione che tutte queste cose sono molto soggettive e si prestano molto facilmente a critiche perché come sapete ci sono sempre le eccezioni che confermano la regola. Non ritenete MAI affidabili le persone che vi parlano di esperienze personali e vi vogliono far credere che sia sempre come dicono loro. I punti in questo post contengono alcuni riferimenti personali, ma sono tutti fatti generici, oggettivi e ampiamente verificabili.

Razzismo e stereotipi
Il razzismo è presente in tutti noi, anche se non ce ne rendiamo conto. Il Giappone però, a differenza dell’Italia per esempio, è un paese che per la sua posizione geografica non ha mai avuto una forte immigrazione. Per questo spesso c’è della diffidenza nei confronti degli stranieri, ed ovviamente gli stereotipi sono all’ordine del giorno, a causa anche della TV che spesso dipinge gli italiani (e gli stranieri in genere) come in realtà non sono. Devo sottolineare però che a differenza di quello che i media fanno con gli stranieri, dipingendoli talvolta come criminali buoni a nulla, in Giappone spesso l’italiano è dipinto come un donnaiolo che si gode la vita a cui piace il buon cibo, quindi tutto sommato non abbiamo una cattiva fama, probabilmente grazie anche a Girolamo Panzetta che con il suo savoir faire ha conquistato tutti i giapponesi che spesso considerano gli italiani simili a lui. Qualcuno erroneamente ritiene che sia un male essere etichettati come Girolamo, ma non sono della stessa opinione.

Si lavora troppo
Ci sono persone che lavorano per anni, ogni giorno, fino a morire, tant’è che nel vocabolario giapponese c’è il termine Karoshi per indicare la morte da troppo lavoro. Non sto parlando semplicemente di lavori che arrivano a casa sfiniti, stressati, con un forte mal di testa, ma sto parlando davvero di persone che lavorano 16-17 ore al giorno, per anni. Tra i molti casi documentati, vi cito un uomo di 42 anni morto per troppo lavoro, per aver lavorato come autista di camion per almeno 7 anni con una media di 6000 ore lavorative all’anno, cioè una media circa 16.5 ore al giorno, senza contare i giorni di riposo (ammesso che abbia fatto giorni di riposo, significherebbe che certe giornate per recuperare avrebbe dovuto lavorare fino a 18 ore)
Non è così per tutti, c’è anche gente contraria a questo tipo di vita, ma tendenzialmente dai lavoratori ci si aspetta che diano tutto per l’azienda per cui lavorano. Potete essere contrari a questo stile di vita, ma in un Paese in cui c’è gente che lavora in questo modo disumano ed ingiusto è difficile fare quel che vi pare a livello lavorativo.

Vivere in città
Per un italiano che va in Giappone è difficile poter andare a vivere in una zona periferica, magari in campagna. Si è quasi sempre costretti a vivere nelle grandi città, o nelle vicinanze. Ci sono splendidi e tranquilli quartieri vicini alle metropoli, ma si vive pur sempre a contatto con la città. Da giovani potrebbe essere bello, ma sarà così affascinante anche tra 10, 20 o 40 anni?

Trasporti
I mezzi di trasporto sono costosi, ma sono anche davvero molto efficienti. Il problema è che nelle ore di punta sono tremendamente pieni. Penso che tutti abbiate visto i video degli “spingitori” che spingono i pendolari nel treno per farne stare il più possibile. Vivere in queste condizioni per chi abita a Tokyo è normale, ma non tutti gli stranieri si adattano facilmente.

Terremoti
Probabilmente pensate che i terremoti non si possano prevedere: vi sbagliate. In Giappone le ricerche sulla previsione dei terremoti sono all’avanguardia e si basano su dati oggettivi. Se con sonde si vede che una placca tettonica si muove in un modo e un’altra in un altro modo, è matematico che prima o poi ci sarà un terremoto.
Nelle zone più “appetibili” del Giappone, come Tokyo ma non solo, sono previsti terremoti molto forti nel corso dei prossimi anni che potrebbero mettere in crisi anche molti edifici antisismici. Penso non sia saggio andare a vivere in un posto dove ci sono buone probabilità di morire sotto macerie o travolti da uno tsunami.

Clima inclemente
A giugno piove tantissimo, in estate è caldo e molto umido, in alcuni periodi ci sono i tifoni, in inverno è abbastanza freddo. Per andarci in viaggio un paio di settimane va bene praticamente qualsiasi mese, ma per viverci non è sicuramente un Paese con un clima facilmente sopportabile.
Bisogna anche dire però che le stagioni sono favolose in Giappone, nel senso che i fiori di ciliegio in primavera, le estati ricche di festival ed eventi, gli autunni coloratissimi e gli inverni con i templi ricoperti di neve sono davvero favolosi.

Le bugie dei giornali italiani
In Italia le notizie che vengono dal Giappone vengono sempre ingrandite a dismisura. Un piccolo terremoto a 2000km da Tokyo viene descritto come “terremoto a Tokyo”; il problema di Fukushima, che a parte una piccola zona intorno alla centrale non è mai stato un vero problema, in Italia viene ancora strumentalizzato.
Quando ci sono dei piccoli screzi con la Corea del Nord, in Italia arrivano notizie del tipo “Tokyo prepara i missili anti-nucleari” e cose simili, quando invece la situazione è del tutto tranquilla.
Ho detto queste cose per farvi capire che vivere in Giappone è stressante se badate alle persone che vivono in Italia ed ogni settimana vi scrivono perché hanno letto di chissà quale evento catastrofico. Non è facile poi spiegare le cose a persone che vivono a 10000km e spesso si viene presi per bugiardi perché “l’ha detto la televisione, quindi significa che è vero“.

Case piccole
Come ho già detto è quasi obbligatorio andare a vivere in una grande città o lì vicino. Gli appartamenti in genere sono piccoli e in proporzione all’italia sono abbastanza cari. Per un appartamento di 16 metri quadrati nelle zone centrali di Tokyo si pagano qualcosa come 700Euro d’affitto al mese. Gli stipendi sono più alti, certo, ma vivete comunque in 16 metri quadrati. Fuori città ci sono appartamenti più grandi, con anche casette monofamiliari di 60-70 metri quadrati, ma nella maggior parte dei casi dovete scordarvi gli oltre 100 metri quadrati di molte case italiane.

Poco spazio
Ad essere sinceri, di spazio libero in Giappone ne hanno tantissimo. Sicuramente non lo sapete, ma è il secondo Paese al mondo con la più alta percentuale di foreste, secondo solo alla Finlandia. Il problema è che i giapponesi si concentrano tutti nelle città e qua lo spazio pro-capite scarseggia. Oltre che sui già citati trasporti pubblici e nelle case piccole, questo si nota anche nei ristoranti e in moltissime situazioni. Ci si fa l’abitudine, ma il concetto di “spazio personale” è molto diverso da come lo intendiamo noi.
Non si trova lavoro
Se si vuole davvero lavorare in Giappone qualcosa si trova sempre. Non credete agli italiani che vi raccontano le favolette sulle difficoltà nel trovare lavoro, se uno si impegna, ha idee, contatti ecc. il lavoro lo può trovare ma ovviamente c’è chi ha successo e chi no, come in Italia. Però molte porte potrebbero essere chiuse, magari perché non avete una buona padronanza della lingua, perché siete stranieri o più semplicemente perché siete incapaci. Dovete infatti sapere che anche se in Italia vi considerate “bravi” nel vostro lavoro, in Giappone ci sono un sacco di persone più brave di voi. Nella ristorazione per esempio, ci sono cuochi italiani ignoranti che si reputano bravi a cucinare, ma in Giappone cucinano peggio del peggior cuoco giapponese. I giapponesi hanno molta manualità, dedizione, capacità critica e preparazione e anche se non ci credete si mangiano pasta e pizza fatte meglio che in Italia. In moltissimi ristoranti stellati in Italia e in Europa, lavorano chef giapponesi. Se la vostra specialità sono i dolci “all’occidentale”, vi dico già di scordarvi di lavorare in Giappone: qua sono troppo bravi. In definitiva, se in Italia siete degli incapaci è probabile che in Giappone non troverete il lavoro che fa per voi, mentre se vi impegnate, il lavoro si trova.

Difficoltà linguistiche
Parlare il giapponese non è poi così difficile, ma i kanji sono davvero tantissimi. Anche per chi ha studiato giapponese all’università potrebbe non essere poi così facile. Certo ci si fa l’abitudine e non è uno scoglio insormontabile, ma se andate anche semplicemente ad acquistare un contratto telefonico o qualsiasi altra cosa “banale” vi sarà chiesto di firmare un foglio pieno di “geroglifici indecifrabili“. A volte ci si può fidare, ma non è certo facile passare la vita a chiedere aiuto a moglie o amici per riuscire a capire quali sono le condizioni contrattuali o come si imposta un semplice elettrodomestico.

Difficoltà a capirsi
Ogni Paese ha le proprie regole di comunicazione, i propri usi e costumi. In Giappone, almeno all’inizio, non si capisce bene quello che le persone voglio dire. Non esiste il “no” e semplicemente chiedendo ad una persona dove vuole andare a mangiare, potete ottenere risposte contorte e non decise. Pian piano si capisce funziona ma all’inizio non è semplice.

La falsità
Le parole “Honne” e “Tatemae” si riferiscono rispettivamente ai veri sentimenti di una persona e a quello che la persona fa oppure dice in pubblico. Non è un popolo “falso”, ma comunque molte cose non sono espresse apertamente.
A questo proposito c’è da sottolineare anche il fatto che i giapponesi raramente cercano il conflitto e piuttosto che litigare si tengono tutto dentro. Questo diventa un gran problema con il passare del tempo, perché il giorno che “esplodono” sono davvero pericolosi.
E’ un argomento molto complesso che voglio affrontare più approfonditamente in un altro contesto, ma un esempio di comportamento “Tatemae” è quando le aziende offrono dei buoni per delle vacanze pagate ai dipendenti; in questo caso il sentimento in cui si regala la vacanza è solo di facciata, in realtà l’Honne e cioè il sentimento vero dell’azienda è che si aspettano comunque che i dipendenti non utilizzino questi buoni.
Non ne sono sicuro ma forse in un certo senso questo si ha anche nei regali per i matrimoni, in quanto il 50% del regalo fatto viene sempre restituito. Cioè se voi regalate l’equivalente di 1000Euro, 500Euro vi vengono praticamente restituiti con regali o buoni. In questo modo il vostro sentimento è quello di essere stati molto generosi, così come chi ha ricevuto i soldi ha il sentimento di essere stato riconoscente ma così onesto da non volere tutti i soldi da voi perché era un regalo troppo grande.

La coda
I giapponesi sono educatissimi a fare la coda, il problema è che capita diverse volte al giorno di mettersi in coda. Ci si mette in coda per prendere il treno, in coda per comprare uno spuntino, in coda per andare a mangiare in un ristorante ecc.

Inflessibilità
E’ vero che “le regole sono le regole” ma il buon senso dovrebbe venire prima del rispetto delle regole troppo rigide. In Giappone se è prevista una cosa non c’è modo per far sì che sia fatta in modo diverso. Vi faccio un esempio: una mia amica italiana che parla benissimo giapponese aveva prenotato in un hotel per 3 notti, al terzo giorno ha avuto un problema di salute con 39° di febbre. Ha chiesto gentilmente se poteva rimanere per 1 notte in più perché non poteva viaggiare in quelle condizioni e le hanno detto che non c’erano problemi ma purtroppo doveva lasciare quella stanza e prenderne un’altra. Niente di grave, certo, se non fosse che il check-out era alle 9 di mattina e il check-in era a partire dalle ore 16. Ha chiesto se gentilmente potevano iniziare a pulire una stanza e dargliela qualche ora prima ma non c’è stato nulla da fare ed ha atteso dalle 9 di mattina fino alle 16:01 nella hall dell’hotel su un divanetto con una coperta e con 39° di febbre. Solo a quell’ora le hanno dato la stanza. Vi faccio notare che non era un problema di sicurezza (negli hotel non è vietato rimanere in stanza in quegli orari), ma solo una sciocca regola da rispettare.
In Giappone funziona tutto così, certo è facile criticare quando queste situazioni succedono ad altri, ma se ad esempio vostra madre stesse molto male e non ci fosse nessuno con un minimo di buon senso per aiutarla in qualche modo, penso che questo vi renderebbe molto tristi ed amareggiati. Questo è il Giappone.

Legge e regole morali
Oltre alle regole scritte, ci sono anche molte “regole morali” che non sono scritte ma che molti seguono, semplicemente perché sono delle capre.
Potreste seguire alla lettera tutto il regolamento del condominio dove abitate, seguire tutte le leggi giapponesi e comportarvi nel migliore dei modi, ma ci sarà sempre l’idiota che raccoglie le firme contro di voi perché secondo lui avete fatto qualcosa di sbagliato. La cosa ridicola è che l’idiota troverà sempre il modo di convincere gli altri a firmare, sostenendo che una determinata cosa può danneggiare il condominio. Non sto parlando di chissà che cosa, anche un semplice neonato che piange e che vagamente si sente dagli appartamenti vicini potrebbe far scatenare le ire del vicinato (fatto realmente successo).

Tasse
In Italia paghiamo molte tasse è vero, ma anche il Giappone non scherza. Sicuramente i servizi offerti sono migliori che in Italia, ma comunque la tassazione non è bassa e, che io sappia, non ci sono le agevolazioni fiscali che hanno i giovani in Italia.

Cibo italiano costoso
In Giappone si mangia benissimo anche per quanto riguarda il cibo italiano, però se volete comprare ingredienti italiani da utilizzare a casa, preparatevi al salasso. In particolare i salumi e i formaggi li vendono a peso d’oro.
Per molti italiani la mancanza di cibo italiano è un problema. Personalmente non mi manca molto la cucina italiana in Giappone ma ho notato che durante un tour in Giappone dopo già 2-3 giorni i partecipanti iniziano a diventare “pazzi” e non appena tornano in Italia dopo 15 giorni in Giappone postano su Facebook una serie infinita di piatti italiani appena mangiati.

La frutta costa tanto
Questa è un po’ una leggenda metropolitana. La frutta in Giappone si divide in due tipi: frutta da regalo e frutta da consumo. La frutta da regalo ha forme perfette ed è incartata benissimo e costa davvero molto: anche 10Euro per una pera e anche 80Euro per un melone.
C’è poi la frutta da consumo che si trova al supermercato che ha prezzi davvero abbordabili per il costo della vita in Giappone. Qualche italiano che abita in Giappone ma che non sa come funzionano le cose, sostiene che in realtà la frutta costa tutta un sacco di soldi, ma non è vero e si trovano spesso prodotti a buon mercato. Bisogna sapere dove andare, magari invece del supermercato sotto casa si va a comprare la frutta e la verdura in un mercato più grande e lontano ma dove costa molto meno. Inoltre vi faccio notare che nessuno mangia 20 mele al giorno, quindi pagare 30centesimi per una mela oppure 1,2Euro non è un problema enorme, nel senso che sulla spesa annuale non è poi una grande tragedia.
L’unico aspetto negativo è che se ogni tanto vi piace farvi una buona macedonia o consumate davvero molta frutta di vario tipo il costo potrebbe essere abbastanza elevato.

Sempre tutti impegnati
Se chiedete ad un giapponese di uscire con voi un giorno potrebbe prendere l’agenda e darvi l’appuntamento anche dopo 1 mese. Non è sempre così ovviamente, ma tendenzialmente i giapponesi sono molto impegnati con il lavoro e nel tempo libero hanno già molte cose organizzate, quindi riuscire ad incastrare gli appuntamenti potrebbe non essere una cosa semplice, a differenza di quanto accade in Italia in cui se una persona davvero vuole uscire con voi vi basta chiamarla anche solo qualche ora prima e non ci sono problemi.

Maschilismo
Quello che c’era in Italia fino a 60 anni fa, c’è in Giappone oggi. La situazione sta migliorando, ma in Giappone è molto diffuso il maschilismo.
Alle donne non sono concesse molte cariche istituzionali e nelle famiglie giapponesi la situazione talvolta ricorda molto un antico passato italiano.

Il “Koen Debut”
Quando una mamma giapponese porta il proprio bambino al parco giochi pubblico vicino a casa per la prima volta deve affrontare le mamme del vicinato che non sono mai amichevoli con le nuove arrivate e non danno mai un gradito benvenuto. Tutto questo ovviamente è fonte di grande stress e come immaginate il “gruppo di mamme” a volte se c’è qualcosa che non va non fa altro che spargere cattive voci sulla nuova mamma a tal punto da “impedirle” di portare il figlio a giocare al parco. Una mamma straniera potrebbe anche fregarsene di tutto questo e magari verrebbe lasciata in pace, ma questo non accade quasi mai. Al contrario invece proprio perché straniera potrebbe venir ancora più presa di mira dalle altre mamme.

Materialismo
Avete presente come si viveva 100 anni fa in Italia? una stanza con il poco necessario, il cibo che si riusciva a trovare e nient’altro. Oggi in Italia abbiamo di tutto e di più. In Giappone hanno ancora più di noi e camminando per le strade delle grandi città ci si rende conto di quanto in un certo senso siano simili agli Stati Uniti. Sembra che tutti siano “obbligati” ad avere un cellulare di ultima generazione (ed effettivamente è così dato che negli abbonamenti vengono sempre proposti i nuovissimi modelli), le persone si vestono bene e se vi capita di andare a Ginza in tuta perché non avete voglia di vestirvi bene vi sentirete come dei senzatetto…anzi come dei barboni, dato che anche i senzatetto in Giappone non si lasciano andare in modo eccessivo: ho visto spesso senzatetto che pulivano intorno alla loro “casa” per strada, raccogliendo cartacce e mozziconi gettati lì da altre persone.
Andare in giro per le strade di Tokyo senza sentirsi in obbligo di spendere dei soldi, è quasi impossibile.


venerdì 26 giugno 2020

Com'è vivere in Giappone per un occidentale che ha dei tatuaggi molto visibili

In Giappone sono visti male tutti i tatuaggi o solo alcuni? - Quora



1. Non puoi entrare in palestra, andare ai bagni pubblici o nelle onsen (sorgenti termali). La mia palestra in effetti ha immagini e cartelli in inglese e giapponese che avvisano che i tatuaggi non sono ammessi. Spaventano la gente e le persone presenti probabilmente se ne andrebbero.
2. La maggior parte delle ragazze "per bene" non uscirebbe con un ragazzo con un tatuaggio particolarmente visibile. Quasi tutti i genitori disapproverebbero con veemenza. Se hai un tatuaggio visibile non aspettarti di avere alcun tipo di relazione con la famiglia di lei, e molto probabilmente se lei è attaccata ai genitori, dovrebbe fare una scelta tra te e loro.
3. Le persone sarebbero ancora più spaventate se ti vesti bene con i tatuaggi. Saresti sicuramente preso per un membro della mafia.
Ciò non significa che non puoi trovare una fidanzata, moglie o amici, ma anche se cerchi un lavoro, ti limiti molto poiché è una società estremamente conservatrice.


giovedì 25 giugno 2020

Come ha fatto il Giappone a non farsi conquistare da Genghis Khan


I cavalli sono animali incredibili. Sono veloci, forti e robusti. Usando centinaia di migliaia di persone, le orde mongole di Gengis Khan hanno conquistato la maggior parte dell'Eurasia nel giro di pochi decenni. Ma i cavalli hanno una debolezza fatale che i giapponesi hanno sfruttato: non possono attraversare gli oceani.

Nella foto: spaventosi guerrieri mongoli. Non raffigurato: attraversamento del mare.

Al fine di sventare i nomadi rampanti di Genghis, i giapponesi si posizionarono astutamente a 65 chilometri di distanza dal pezzo di terra più vicino, attraverso lo stretto di Tsushima. Ciò significava che i mongoli dovevano costruire barche per arrivarci, aumentando drammaticamente il costo dell'invasione, riducendo il numero di truppe che potevano sbarcare e creando un collo di bottiglia per i rifornimenti in entrata.
Eppure, mentre Gengis si accontentava di chiudere un occhio sul Giappone e massacrare milioni di indifesi asiatici come un bullo un po' troppo cresciuto, il suo successore Kublai Khan non era un buono a nulla. Il suo vassallo coreano costruì 150 navi e partì per il Giappone nel 1274 con un'enorme forza di invasione di circa 300-800 navi.

Linea tratteggiata rossa: rotte in uscita della seconda invasione mongola. Linea tratteggiata blu: rotta di ritorno. Notare la grande quantità di mare e l'assenza di linee tratteggiate blu.

A questo punto della storia la tradizione marziale giapponese era l'ombra di ciò che sarebbe poi diventata. Nonostante avessero smistato l'intera isola di Kyushu, non avevano nessun generale abituato a comandare un gran numero di truppe, le loro spade si rompevano sull'armatura di cuoio bollita dei Mongoli, e affrontarono un grave svantaggio tecnologico. I mongoli avevano tutto l'equipaggiamento che permetteva loro di conquistare la maggior parte del mondo: archi compositi, frecce con polvere da sparo, granate, razzi e un atteggiamento parecchio aggressivo.
Tuttavia, i mongoli non avevano idea di cosa avrebbero affrontato e dopo alcune schermaglie tornarono alle loro navi per la notte per evitare il rischio di essere separati dal resto dell'esercito dal vento e dalle onde. Quella notte la flotta di invasione fu danneggiata da una tempesta e i giapponesi attaccarono su piccole navi. Per gran parte della loro storia, i giapponesi erano noti agli estranei come pirati, il che implica un certo livello di abilità nel combattere in acqua. I mongoli non avevano tale reputazione e per molti di loro potrebbe essere stata la loro prima volta in mare. Dopo un po' di azione, i restanti mongoli sono scappati e sono tornati a casa, perdendo molte navi per il brutto tempo.

"Dannazione Sukhbaatar, quell'agenzia di viaggi ci ha detto solo bugie! Perché non potevano inviarci in Ungheria?! "

Dopo questo, Kublai inviò diversi emissari in Giappone, dieci dei quali furono decapitati. Ora uno studioso casuale della storia mongola potrebbe sapere che sarebbe meglio NON decapitare emissari mongoli. Gli emissari decapitati portarono alla caduta di tutto l'impero Khwarezmian e alla morte di 1,7 milioni di persone, in un periodo in cui il vecchio Genghis stava cercando di appendere gli scarpini al chiodo e sistemarsi come imperatore. (I Khwarezmiani avevano commesso un errore fatale nel non avere il mare tra loro e i mongoli).
Di conseguenza, Kublai tornò nel 1281. Essendo un uomo che non aveva mai messo piede su una nave, inviò una massiccia forza d'invasione su chiatte fluviali dal fondo piatto costruite frettolosamente, che furono prontamente annientate da un enorme tifone noto come kamikaze.

Lezione di nuoto mongolo, 1281, a colori.

Quindi, in sostanza, il Giappone sopravvisse alle conquiste asiatiche dei mongoli allo stesso modo in cui la Gran Bretagna sfuggì alle conquiste europee di Napoleone, di Hitler e dell'Impero spagnolo: sedendosi di fronte al mare e mantenendo le loro barche in buone condizioni.


mercoledì 24 giugno 2020

Un momento "solo in Giappone"




Mentre viaggiavo dalla stazione di Akihabara a Tokyo alla stazione di Tsukuba con lo Tsukuba Express, questo bambino non riusciva a smettere di giocare con me in treno. Scendeva, poi sbirciava, rideva e scendeva di nuovo. Mi è piaciuto giocare con lui durante il mio viaggio.
Ciò che mi ha davvero colpito è che quando i suoi genitori si sono alzati per andarsene alla loro stazione, entrambi si sono inchinati davanti a me e mi hanno detto "Arigatou Gozaimasu", che in giapponese significa "Grazie mille". Sembrava un po 'strano ma in fondo ho capito come abbiamo permesso alla gratitudine di svanire dalle nostre vite. I genitori del bambino non avevano l'obbligo di inchinarsi a me e ringraziarmi solo per aver giocato con il loro bambino. Una cosa del genere può succedere solo in Giappone.
Queste piccole cose possono rendere migliore o peggiore la giornata di qualcuno. Sorridi, saluta e mostra gratitudine. Il modo giapponese di interazione sociale è uno dei migliori e abbiamo molto da imparare.


martedì 23 giugno 2020

Gli Emishi, l'antica popolazione del Giappone, antenata degli Ainu e che venne sterminata/assimilata dagli antenati dei Giapponesi attuali, erano etnicamente europei o asiatici anch'essi


Da quello che si conosce erano simili agli europei, con una pelle piú rosea, peli sul torace e tratti europei tranne per gli occhi simili ma non completamente a quelli asiatici. Per fare un paragone erano simili nell'aspetto all'attore inglese Patrick Stewart, il noto capitano Picard di Star Trek.



lunedì 22 giugno 2020

Quali erano i clan giapponesi nel Medioevo e che scontri hanno avuto?




In Giappone di clan ce ne erano a centinaia, alcuni ancora oggi esistono e sono più che altro associazioni di commercianti. Sapevate che alcuni dei clan oggi producono molti beni che comprate?
Mi soffermo quindi a scrivere i più importanti e generalmente quelli più forti. Ci saranno alcune omissioni perché non è possibile scrivere un intero libro di storia


Il periodo Sengoku (戦国時代 Sengoku jidai), è sicuramente quello più conosciuto, in Giappone dal 1467 si protrasse fino al 1603 e contò una marea di scontri.
Nel 1185, Il potere passò dal clan nobile dei Taira a quello, (di origine nobile anch'esso, ma militare) dei Minamoto. Il clan Hōjō approfittò del decesso a seguito di una caduta da cavallo del fondatore per usurparne il potere. Da allora fino al 1333 lo shogun, venne scelto o dalla famiglia dell'Imperatore o tra i vari daimyo (signorotti feudali locali) che si distinguevano per abilità militare.
Nel caso delle due dinastie successive, il potere apparteneva ad un clan solo a la carica veniva trasmessa dinasticamente.

Tokugawa.


Questo era sicuramente uno dei clan più influenti. I Tokugawa posero fine al periodo Sengoku, ovvero quello più sanguinoso della storia del Giappone dando inizio al periodo Edo o per l'appunto periodo Tokugawa, dal 1603 al 1868 quando sarà soppiantato dal periodo Meiji che tutti conosciamo, ovvero l'industrializzazione del Giappone e l'apertura al mondo Occidentale. Diventati shogun nel 1603 erano stanziati nel Giappone centro-sud con capitale Edo.

Kikkawa.


I Kikkawa erano un clan prevalentemente militare fatto per lo più di samurai. Giocherà un ruole importante durante il periodo Sengoku, il clan creato ufficialmente nel 1132 verrà a scomparire nel 1909 dopo quasi 1.000 anni di storia.

Ouchi.


Gli Ouchi non hanno avuto una forte tradizione, dureranno dal 1244 al 1547 ma in quegli anni diventeranno particolarmente rilevanti a causa degli assidui commerci con la Cina, quindi porteranno in Giappone in quegli anni parti della conoscenza del mondo Occidentale. Gli Ouchi per altro saranno quelli che inizieranno ad ospitare i Portoghesi.

Shimazu.


Gli Shimazu erano un clan localizzato nel sud-ovest dell'isola, con capitale Satsuma. Il clan, estremamente ricco per i possedimendi ed i commerci, fondato nel 1576 verrà dichiarato morto nel 1993, meno di 30 anni fa.

Takeda.


Il clan Takeda era localizzato nel cuore del Giappone, con capitale Kai. Saranno conosciuti per le azioni e l'influenza militare. Di fatti aiuteranno Minamoto no Yoritomo nella guerra del Genpei tra il 1180 e 1185. Nell'era Sengoku reprimeranno per gran parte la ribellione degli Uesugi. Il clan fondato nel 1085 cadrà nel 1603 anche se tutt'oggi parti di tale clan sono ancora esistenti.

Uesugi.


Gli Uesugi erano un clan fortamente militare basato sui samurai originario del nord del paese, ma governava Kamakura dopo la caduta degli Ashikaga nella città. Il clan tutt'oggi esiste ed il capo clan è attualmente un insegnante universitario e ministro dell'educazione.

Date.


I Date erano un clan abbastanza potente che regnava indiscusso nel nord dell'arcipelago Giapponese. Il clan fondato nel 1129 è ancora esistente.