lunedì 29 aprile 2013

I SEGRETI NELLE ARTI MARZIALI ESISTONO ANCORA?


In molte federazioni di arti marziali, le tecniche più avanzate sono spesso circondate da un alone di mistero misto ad un certo esoterismo e avvolte nel segreto.
Alle origini di queste tradizioni possiamo trovare spesso un contesto storico ben preciso e comune a molte discipline sviluppatesi in epoche e terre distanti fra loro. Poiché si è sempre tramandato le tecniche e le filosofie reali, fu presto chiaro a tutti che era più facile difendersi dalle tecniche che si conoscevano piuttosto che da qualcosa di completamente nuovo e sconosciuto. Quindi le migliori possibilità di sopravvivenza derivavano dall'avere una conoscenza maggiore rispetto al proprio avversario (da questo deriva la continua ricerca). Questi fatti, uniti alle vicissitudini storiche (ad es. insegnare le proprie tecniche ad una persona che un giorno sarebbe potuta diventare il tuo avversario) resero il segreto delle proprie conoscenze marziali un punto di importanza vitale.
Tutto questo oggi accade raramente nell’era dell’informazione.
Oggi le persone possono accedere con pochi click ad un livello superiore di conoscenza delle arti marziali (si noti bene che non mi riferisco alle abilità fisiche delle arti marziali) rispetto a quanto ne potevano avere fino a 30 anni fa. Oggi è possibile trovare tutte le informazioni che si vuole se ci si sforza di cercarle. Allora perché questo velo di segretezza che riguarda ancora oggi la conoscenza marziale a livelli più alti e avanzati, esiste ancora?
Alcuni istruttori si giustificano con temi che riguardano la moralità, dicono che, trattandosi di tecniche pericolose, il loro insegnamento dovrebbe essere limitato solo a chi ha la capacità di possederle. Ma siamo onesti! Se il tuo avversario è di gran lunga superiore a te, un potente fucile è più efficace di 30 anni di esperienza nelle arti marziali.
Altri istruttori si nascondono dietro delle tradizioni che scimmiottano per giustificare la spiegazione; "Perché abbiamo sempre fatto così", il che implica anche:
nessuna conoscenza delle origini e delle tradizioni di ciò che insegnano,
una mente chiusa, un approccio statico verso ogni nuovo argomento,
un’accondiscendente attitudine verso tutti quelli a cui si rivolgono (non sei degno di una spiegazione).
Nel mondo ci sono molte tradizioni e percorsi associati alle arti marziali.
Ciò che gli artisti contemporanei delle arti marziali devono capire è che ci sono due categorie generali per queste tradizioni:
quelle che mirano al raggiungimento di una vera abilità marziale, e quelle che esistono per scopi sociali.
Nel primo caso si ha la trasmissione delle vere tecniche e dei metodi d’allenamento, metodi e tecniche sperimentati e approvati sul campo. In questo senso un tradizionalista è attivamente interessato a preservare e perpetuare l’arte (valutando e cercando l’abilità marziale), ad accrescerla e ad essere una parte di essa. Allo stesso tempo è importante ciò che non vediamo subito: ovvero una cieca adesione alla tradizione per amore della tradizione. Questo ci porta al secondo caso.
Nel secondo caso troviamo delle tradizioni radicate in una cultura che mira a stratificare un ordine gerarchico sociale; alcuni elementi di questo passato rimarranno sempre perché sono saldamente aggrappati alla struttura di quelle culture da cui hanno avuto origine molte arti marziali.
Troviamo questi elementi durante lezioni eseguendo dei rituali; non è una cosa del tutto negativa, semplicemente occorre capire la differenza. Vediamo cosa vuol dire in termini pratici.
Capire questa differenza ci aiuta a capire il tipo di persona che studia solo uno stile di arte marziale, lo abbraccia come fosse l’unica vera via, diventa maestro di quello stile e chiama questo libertà di apprendimento. Molti (purtroppo) si comportano ancora così. Quest’attitudine porta alla sconfitta.
In contrasto a questa c’è la persona che capisce che non esiste un sistema perfetto e completamente fine a sé stesso, né una cultura o un periodo storico che possono fornire tutte le risposte al praticante. Il suo sguardo mira al futuro perchè comprende che l’arte marziale è un’entità dinamica, che vive/respira, capace di crescere e cambiare, adattabile e flessibile. Quando capisci che il vero valore delle arti marziali sta nella filosofia della "mente aperta", non nella specificità delle tecniche, capisci anche perché "la forma è l’arte, ma l’arte non è la forma". Si torna alla realtà del segreto. Oggi le ragioni della segretezza possono essere legate alla ricerca del potere personale.
Significa esaltazione dell’io, denaro o entrambi.

AVANZATO VERSUS SEGRETO
Ciò significa che tutto è possibile per chiunque abbia attraversato la porta?
Puoi andare direttamente alla lezione n°427?
No, e questa è la ragione. C’è bisogno di una distinzione tra avanzato e segreto.
Le tecniche avanzate richiedono un equilibrio eccezionale, coordinazione, sincronizzazione, precisione e potere, qualità a cui si arriva dopo anni di esperienza. Se non possiedi questi attributi non puoi usare queste tecniche o finirai per far male a te stesso o al tuo partner. Un Maestro che insegna queste tecniche o chi non possiede gli attributi giusti è un'insegnante irresponsabile.

COMPARTECIPI VERSUS AVIDI
Ci sono due tipi di persone al mondo: coloro che condividono la conoscenza e coloro che la tengono per sé. La segretezza è la ragione per cui alcune tecniche e metodi non sono stati tramandati e si sono estinti.
Chi pensi possa esserne il responsabile?
I veri maestri vengono ricordati per ciò che hanno insegnato, e non per ciò che hanno tenuto nascosto. Se si parla con delle persone che hanno passato tutta la loro vita praticando le arti marziali ci si accorge che il loro obiettivo è condividere, perseverare, tramandare la loro conoscenza alle generazioni future. Intere generazioni di uomini hanno trascorso la loro vita studiando, imparando, insegnando per regalarci tutto. Intendevano forse circoscrivere l’arte a un gruppo selezionato di persone? La nostra risposta è no!
Se sei un praticante serio, lavori duro e hai un onesto desiderio di imparare, allora stai facendo la cosa giusta per te; ricorda che ogni istruttore responsabile vuole essere convinto del fatto che tu sarai responsabile nella tua pratica. Quindi, se accetti la definizione di tecniche avanzate e rifiuti le persone che tengono tutto per sé e per i loro scopi vuol dire che la verità sta solo in quello che vedi? Le arti marziali sono forse solo un elenco di trucchi? No!
Le qualità che aiutano a definire l’esperienza come arte sono i veri "segreti" delle arti marziali.

I VERI SEGRETI
I veri segreti sono sotto ai tuoi occhi, semplicemente devi imparare a riconoscerli.
Ciò che segue sono esempi molto importanti per lo studio delle arti marziali; non ci sono tutti i segreti, ma se capisci questi riuscirai a capire gli altri da solo.
Il termine cinese Kung Fu è significativo ed è ancora molto apprezzato in tutto il mondo.
Jwing-Ming ne da una definizione succinta ed efficace nel suo libro Shaolin Chin Na; Kung Fu nella lingua cinese significa energia (kung) e tempo (fu). Insieme le due parole indicano una potente impresa.
Per insegnare e apprendere ogni abilità occorre pazienza, energia e tempo. Questo termine può essere applicato a qualsiasi abilità anche a quelle non marziali, come la musica e l’arte.
Quando una persona è padrona delle proprie abilità si può dire che ha raggiunto il suo Kung Fu.
Il termine fu associato allo studio delle arti marziali perché il riuscire a padroneggiare un qualsiasi stile marziale richiedeva, e richiede ancora oggi, anni di pratica e dedizione.
Tempo e sforzo sono la chiave per qualsiasi impresa marziale, essi riflettono e insegnano tutte le attività di vita; ciò che butti dentro è ciò che butterai fuori. È il motto molto apprezzato in tutta la sua ampiezza e profondità.
Quando inizi a praticare le arti marziali tempo e sforzo significano andare a lezione e lavorare fisicamente. Molte persone non approfondiscono questo aspetto. Coloro che lo fanno realizzano che gli artisti delle arti marziali, a pari qualità e dopo una certa esperienza, hanno qualcosa in comune: l’abilità di far pratica su sé stessi. Lo sforzo allora equivale alla disciplina e il tempo alle priorità.
E’ raggiunto questo livello che affini la tecnica e inizi il vero lavoro su te stesso. A questo punto scopri tecniche come quella che i cinesi chiamano "tecnica dei 20 anni", così chiamata perché è il periodo di tempo necessario per apprenderle, e abbracci queste tecniche con la determinazione di portarle avanti fino al completamento. Capisci che la parola sforzo include prendere l’iniziativa e fare più di quello che ti viene richiesto.
Trascorsi i 20 anni ti guardi attorno e capisci che le arti marziali sono diventate parte di tutto ciò che fai nella tua vita; il lavoro, il gioco, le relazioni, vengono tutti influenzati dalle abilità che hai imparato. Ti accorgi inoltre che il numero di persone che avevano iniziato con te diminuisce continuamente, vittime del tempo e dello sforzo.
Diventi conscio di un altro nemico del tempo e dello sforzo: l’arroganza. Non appena senti la sensazione di essere arrivato, sei un maestro e sai tutto, il tempo e lo sforzo nel tuo sviluppo personale iniziano a scomparire. Se superi con successo quest’ostacolo, inizierai a guardare gli altri non con arroganza, ma saprai apprezzarli; così farai parte della schiera di coloro che veramente possiedono il Kung Fu.
Un altro segreto è l’abilità di identificare e perseguire la qualità nelle arti marziali. La prima parte, l’identificazione, si basa sui valori e sugli obiettivi che definiscono la qualità; quest’area è soggettiva e relativa. In genere le parole mente, corpo e spirito, qualitativamente indicano che un sistema, un approccio, una tecnica, offrono abilità (pratica concreta, risultati marziali) e sviluppo mentale/spirituale, basato sulla conoscenza e sull’esperienza; l’acquisisci meglio con l’età.
Tutto questo ci porta ad approcci opposti che sono il combattimento inefficace, che produce risultati inutili con conseguenze a lungo termine, che è basato sulla giovinezza, velocità e forza.
Dopo aver capito qual'è l’abilità che fa per te, come devi perseguirla?
Cerca il praticante più esperto e studia tantissimo.
Non è semplice come sembra, ecco il prossimo segreto.
Ogni studente anziano ha un circolo interno di studenti che ricevono lezioni personalizzate, tutti gli altri ricevono una versione commerciale. Come fai ad inserirti? Ricorda il ruolo n°1, ogni cosa è un test. La prima cosa necessaria è il tempo e lo sforzo (sorpresa). La seconda è l’attitudine.
Quando un uomo con 60 anni di esperienza fa la dimostrazione di una tecnica elementare, tu:
A) guardi attentamente, osservi come se vedessi quella tecnica per la prima volta (anche se l’hai fatta 10000 volte) e cerchi di eseguirla come è stata dimostrata, oppure B) dai un’occhiata annoiata, dici "lo so" mentre aspetti ansiosamente di mostrare come lo fai.
Si, si vedono persone comportarsi così, poi l’anziano uomo dice "hai capito perché insegno a te e a lui no? Perché lui si vanta da solo come fosse un mio coetaneo. Se sapesse quanto so io non avrebbe avuto bisogno di me per insegnargli qualcosa". Andiamo avanti.
Che commento ti aspetteresti dall’anziano uomo?
A) l’hai fatto benissimo, sembravi il fondatore quando ha inventato la tecnica; oppure B) ti muovi come un blocco di ghiaccio da 90 kg, rilassati e prova questo. Ecco un indizio: quando un anziano inizia a prenderti in giro, puoi anche allontanarti se veramente vuoi imparare qualcosa. Prendere in giro significa che non ti sta prendendo sul serio, probabilmente sarà più serio quando aprirai il tuo portafoglio. Per critica costruttiva s’intende aiutare qualcuno ad imparare qualcosa.
L’ultimo grande segreto che voglio condividere con te è stato già citato (loro sono nel giusto di fronte a te). Il carattere Ju nello Jujitsu è spesso tradotto con la parola gentile, ma questo ci trae in inganno. Una più ampia interpretazione del Kanji esprime le idee di flessibilità, duttilità, adattabilità, docilità, cambiamento. Il problema che si presenta maggiormente è che molte persone considerano questi concetti in senso fisico, rimanendo imprigionati nella loro rigida struttura concettuale e mentale. Il vero segreto è mantenere una mente aperta e abbracciare questi concetti intellettualmente e spiritualmente ad ogni livello di abilità. Se farai questo continuerai ad imparare e a capire. Ricorda però che potrai raggiungere la padronanza tecnica (la forma), ma mai potrai essere padrone dell’arte.

sabato 6 aprile 2013

Ninjutsu



Il Ninjutsu è anche conosciuto come shinobi jutsu, è l'arte della tattica, dell'invisibilità, del silenzio, dello spionaggio e del combattimento con ogni arma, originario del Giappone. La sua origine è antica e ha antenati in Cina, e la Corea, dove si pratica un'arte marziale chiamata Sulsa.
Il Ninjutsu in Giappone si è sviluppato nelle regioni di Iga e Koga.
L'arte dell'invisibilità è costituita da un'insieme di materie marziali, 18, che sono state tradizionalmente studiate e sviluppate per secoli dai ninja.
I Ninja erano mercenari, fornivano i propri servizi a chi poteva offrire una migliore retribuzione, venivano appositamente addestrati all'utilizzo di metodi poco ortodossi, come l'omicidio a sangue freddo, il sabotaggio, lo spionaggio, la guerriglia, ecc.
Erano in grado di destabilizzare un intero esercito, infiltrandosi in esso, guadagnavano la fiducia dei propri nemici e aspettavano il momento giusto per attaccare, rubare informazioni, creare conflitti interni. Per fare questo, erano specialisti nell'arte del travestimento, imitando le caratteristiche del personaggio che interpretavano, per esempio un contadino, un pescatore, un samurai, ecc, e passavano inosservati tra le loro vittime. Nell'antichità, i ninja non venivano considerati praticanti di arti marziali, ma solo come assassini che conoscevano tattiche di guerra.
Molto è stato detto sui ninja, molte esagerazioni, hanno alimentato la loro fama che nell'antico Giappone erano temuti dai signori della guerra che avevano molti nemici che potevano assumere dei ninja per assassinarli. Questi signori della guerra erano asserragliati in grandi castelli con alte mura e soldati ovunque. Ma questo non era un ostacolo per i ninja che erano abili nell'arrampicarsi sulle pareti, in completo silenzio e terminare nello stesso modo le guardie una per una.
Dopo poteva scegliere fra molti modi per uccidere il proprietario del castello, veleno, impiccarlo, pugnalarlo, ecc.. Il più delle volte ci riuscivano, ma se catturati non tradivano chi li aveva assunti, piuttosto si uccidevano, perchè se catturati sapevano che sarebbero stati torturati a morte.
I Ninja erano esperti nella preparazione di esplosivi che venivano utilizzati per attaccare e stordire i nemici, la distrazione era una delle strategie più utilizzate dai ninja, soprattutto perché nella maggior parte dei casi, i ninja combattevano su terreni e inesplorati. Sin da piccolo veniva insegnato a sopravvivere in mezzo al verde, a nascondersi nella terra, acqua, sugli alberi, ecc..
Aspettando il momento migliore per attaccare, il suo momento preferito era la notte.
In inverno, cambiava la sua divisa nera con una bianca per mimetizzarsi con la neve, nelle zone boschive con un'uniforme verde, erano dei veri camaleonti.
L'addestramento iniziava durante l'infanzia; il giovane ninja imparava a non temere la morte, erano consapevoli del fatto che la fine poteva avvenire in qualsiasi missione, ma nulla doveva fermare i suoi obiettivi, non avevano paura di nulla.
Fin dalla loro origine, i ninja usavano diversi tipi di uniformi, sempre coprendo il loro viso per nascondere la propria identità, usavano molte armi più leggere di quelle del samurai che permetteva loro di muoversi liberamente.
La caratteristica uniforme nera del ninja era riservato per le missioni notturne.
Un'altra caratteristica era il suo grande arsenale di armi, la più conosciuta è una versione più breve della katana del samurai. I Ninja la portavano a tracolla con il manico vicino all'orecchio sinistro. Un'altra arma altrettanto famosa erano gli shuriken, le famose stelle ninja da lancio, che permette attacchi a lunga distanza, a volte le loro armi venivano imbrattate di potenti veleni immobilizzanti o per uccidere il nemico.
I Ninja sono sempre stati avvolti dal mistero e molte storie sono state inventate su di loro, forse la realtà è più interessante della finzione.

KOBUDO: SAI




Il Sai trova le sue origini in Okinawa, in un tempo in cui non era permesso possedere armi agli abitanti, in origine era uno strumento agricolo usato dai contadini dell'isola, i quali spinti dalla necessità di difendersi lo fecero divenire un'arma. Il sai è come un pugnale, ma manca la lama, la sua funzione è perforare, ha anche due schermi laterali per le mani saldamente attaccate al manico. Queste protezioni oltre a evitare che il praticante venga colpito sulle mani, consentono anche di disarmare l'avversario, o aumentano la capacità di difesa contro altre armi.
Il Sai viene utilizzato come arma di difesa e di attacco, in passato i guerrieri ne portavano indosso tre, due in vita come armi primarie e uno nella parte posteriore, da utilizzare in caso si fosse stati disarmati.
Il Sai si dice che abbia una portata mortale entro i 5 metri.
L'efficienza del Sai è molto ampia, può essere usato contro una katana, può catturare la lama con i paramani e utilizzare la stessa tecnica contro un bo, mentre con l'altro Sai si può attaccare.
Molti esperti utlizzano le protezioni per disarmare, mandando in torsione la mano dell'avversario. L'utilizzo di quest'arma è stata codificata nel Kobudo, dove ci si specializza nella gestione delle armi tradizionali, pratica che aumenta nel praticante il coordinamento, i riflessi, la velocità, ecc..
Il Sai nell'antichità veniva costruito in ferro, quindi era relativamente pesante in modo tale che quando veniva lanciato era molto pericoloso e difficile da fermare.
Il Sai è stato reso famoso nel mondo attraverso vari film, come la maggior parte delle armi e delle arti marziali, fin dalla sua nascita ha avuto diversi cambiamenti strutturali e tecnici, ciò che è innegabile è la sua efficacia in combattimento contro armi letali come la katana.

SUMO






Il sumō è una forma di lotta corpo a corpo nella quale due lottatori si affrontano con lo scopo di atterrare o estromettere l'avversario dalla zona di combattimento detta dohyo. Il Sumo ha una tradizione, una storia di oltre 2000 anni in Giappone, e proprio per questo è considerato uno sport nazionale.

La storia

Origini

Le origini del sumo risalgono agli inizi del VI secolo, sviluppatosi dalle radici degli antichi riti religiosi scintoisti e dalle preghiere in richiesta di raccolti abbondanti. Lo sport in principio era più ruvido rispetto alla versione moderna, con la presenza di elementi di combattimento simili alla boxe e al wrestling. I primi gruppi professionistici cominciarono a formarsi nei primi anni del XVII secolo.

I contendenti

Due lottatori esclusivamente maschi, detti rikishi, si affrontano in una zona di combattimento detta dohyo. I lottatori sono organizzati in una graduatoria generale detta banzuke secondo princìpi di capacità e forza e non in categorie di peso.
Caratteristica distintiva dei lottatori di sumo è l'indossare quale capo di abbigliamento un particolare perizoma detto mawashi e acconciare i loro capelli con una particolare crocchia detta oi-cho mage.
Nel sumo amatoriale i lottatori possono essere di sesso femminile ma la cosa è impensabile nel sumo professionistico vero e proprio. I praticanti di sumo possono anche essere chiamati sumotori ma diventano noti come rikishi quando diventano professionisti.
Le categorie del sumo sono molteplici e partono dalla divisione minore, jonokuchi, per poi passare rispettivamente a jonidan, sandanme, makushita, juryo e makuuchi. Nello specifico sono chiamati makushita-tsukedashi quei lottatori di sumo (rikishi) che invece di cominciare il loro percorso professionale dal rango più basso (jonokuchi) vengono immediatamente proposti nella terza divisione (makushita) come novità. Ciò avviene quando dei giovani particolarmente promettenti vincono i tornei giovanili di Mae-Zumo (cioè pre-sumo) dei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre. I vincitori di uno dei primi tre tornei vengono inseriti nel ranking makushita col grado di makushita 15 (il livello va a decrescere sino a giungere al livello 1, che è quello più importante) mentre coloro che vincono uno di essi e anche il torneo di dicembre vengono proposti come makushita 10. Costoro, sia che si tratti degli ms 15, sia che si tratti degli ms 10, possono essere inseriti nel nuovo ranking entro 1 anno dai loro trionfi amatoriali. Si dice - ma non è confermato - che nel caso si tratti di lottatori stranieri (cioè non giapponesi) costoro devono essere circoncisi prima di poter accedere al loro nuovo rango. Fatto curioso, certamente, anche se non se ne conosce la motivazione, che forse si rifà ad antiche tradizioni locali. Più in alto della categoria makushita ci sono le due divisioni professionistiche del sumo (chiamate sekitori): gli juryo (o jumaimae, una sorta di serie B del sumo) e i makuuchi (o makunouchi) che rappresentano la divisione maggiore e che a loro volta sono suddivisi in maegashira (dal livello 16 al livello 1) e sanyaku, cioè i grandi campioni (segmentati in komusubi, sekiwake, ozeki e yokozuna, che è il top del top). Lo yokozuna è il grande campione per eccellenza del sumo ed è distinguibile perché durante l'ingresso sul dohyo indossa una pesante corda annodata detta tsuna. Lo yokozuna non può mai retrocedere dal suo rango (come invece può accadere agli altri lottatori) ed abbandona la carica solo dopo il ritiro (intai).

Obiettivo dell'incontro

Lo scopo dell'incontro è atterrare l'avversario o spingerlo fuori dal dohyo.

Divieti

È vietato, durante un combattimento:
  • Colpire con la mano a pugno;
  • Infierire con le dita negli occhi;
  • Tirare i capelli;
  • Colpire i genitali;
  • Colpire contemporaneamente le orecchie con i palmi delle mani;
  • Afferrare la gola;
  • Tirare calci al petto e/o all'addome;
  • Piegare all'indietro le dita.
  • Perdere il Mawashi e rimanere completamente nudi sul dohyo durante un incontro ufficiale, pena la squalifica immediata.
Quest'ultimo divieto fu introdotto nel 1913 per adeguare il Sumo alla morale cristiana occidentale riguardo alla nudità. La necessità di istituire tale regola fa presumere che prima del 1913 avvenissero anche combattimenti tra lottatori totalmente nudi.

I tornei

I tornei tra sumōtori professionisti si svolgono a Edo sin dal 1623, ma coll'andare del tempo il loro numero passò da uno all'anno durante l'epoca kansei (1789-1800) a sei annuali: tre a Tokyo in gennaio, maggio e settembre, uno a Osaka in marzo, uno a Nagoya in luglio ed uno a Fukuoka in novembre. Ogni torneo (場所 basho, letteralmente "luogo") inizia di domenica, dura quindici giorni e vengono svolti molti incontri in cui i rikishi affrontano ogni giorno un avversario diverso. Il rikishi che dovesse vincere più incontri degli altri vince il torneo; solo se il rikishi riesce a vincere otto incontri su quindici può mantenere la propria posizione nella graduatoria detta banzuke (ばんづけ 番付), ulteriori vittorie o sconfitte ne determinerebbero la promozione o la retrocessione; questi ranghi sono fondamentali poiché solo un sumōtori capace di entrare nei primi cinquanta campioni sekitori (関取) potrà aver diritto ad un vitalizio e a degli assistenti. Il grado più alto è quello di yokozuna (よこづな 横綱, letteralmente "ampia corda") che un lottatore può raggiungere se vince due tornei di fila, ottiene punteggi altrettanto degni e possiede le qualità morali necessarie al titolo che saranno valutate da un apposito comitato nazionale; uno yokozuna diviene egli stesso una semi-divinità scintoista e riceverà un generoso vitalizio anche a fine carriera. Lo yokozuna deve incarnare l’ideale del lottatore di sumō, difatti nel caso non riuscisse a vincere otto scontri nel corso di un torneo non sarebbe retrocesso, ma ci si aspetterebbe il suo ritiro.

Il sumo rituale

Il sumo, oltre che sport di combattimento, è considerato essere una vera e propria forma d'arte.

I principali riti

I riti principali relativi al sumo sono:
  • Lo shiko
  • Lo Yokozuna dohyohiri
  • Il Makuuchi dohyohiri
  • Il lancio del sale

Lo shiko

Lo shiko è un movimento particolare nel quale un rikishi si posiziona a gambe larghe con le ginocchia piegate e, alternativamente, solleva le gambe in aria cadendo poi con leggerezza. Tale movimento ha finalità ginniche di stretching ed anche rituali per allontanare demoni ed intimorire l'avversario.

Lo Yokozuna dohyohiri

La giornata di combattimenti non può avere inizio prima dell'ingresso ufficiale dello yokozuna e dell'esecuzione di movimenti tradizionali che vedono il grande leader del banzuke compiere il rituale propiziatorio.

Il Makuuchi dohyohiri

Tutti i rikishi della categoria dei Makuuchi all'inizio della giornata di combattimento salgono sul dohyo e si presentano al pubblico. La presentazione prevede un cerimoniale fatto di movimenti tradizionali con le braccia e di scaramantici movimenti con un particolare grembiule detto kensho mawashi colorato con i simboli rappresentanti il rikishi.

Il lancio del sale

Prima di ogni incontro, i rikishi raccolgono da un apposito contenitore una manciata di sale e la lanciano sul dohyo. Tale gesto è propiziatorio e ben augurante finalizzato a proteggere i rikishi da sfortunati scontri, ferite, infortuni e cadute.

Il sumo sportivo

A differenza di quanto avviene nel sumo tradizionale, le cui regole sono dettate dalla storia, dalla cultura nipponica e dalla religione, il sumo sportivo è una forma di lotta le cui regole di combattimento somigliano molto a quelle del sumo "originale". La totale assenza dei rituali, la possibilità di partecipare alle competizioni anche per le donne ed una giuria formata da un arbitro solo sono le principali note che caratterizzano il sumo sportivo






Savate


La savate (nota anche col nome di boxe francese) è una disciplina sportiva nata nei quartieri più poveri di Parigi nei primi anni dell'ottocento e modificata dagli aristocratici francesi come propria difesa personale. E' un'arte marziale che utilizza i pugni e i piedi come armi.

Origini

Trae origine dallo chausson, un metodo di difesa militare basato principalmente sull'uso dei piedi, e ben presto si diffonde anche negli strati più ricchi della società parigina. Per distinguersi dal pugilato o "boxe inglese", assume la denominazione di Boxe francese, anche se il nome di savate è quello che rimane nell'uso comune. All'inizio le tecniche potevano essere eseguite soltanto con i piedi, ma dal 1820 furono introdotti i colpi a schiaffo con le mani e nel 1830 i contendenti cominciarono ad usare i guantoni da boxe.
Quest'arte si è sviluppata dai combattenti di strada a Parigi, nei bar, nelle strade e nei vicoli spesso chi si affrontava in queste lotte, combatteva senza regole utilizzando tutti i tipi di colpi e tecniche, l'obiettivo era giocare sporco, lottando per sopravvivere.
La Savate come forma di difesa era l'arte dei delinquenti e disadattati sociali, i nobili non sapevano che gli scontri si verificavano nei peggiori luoghi di Parigi. Nel corso del tempo, l'arte si è affinata, le tecniche divennero più raffinate e studiate le applicazioni. Quando la Savate fu riconosciuta come un sistema di combattimento efficace, divenne un sistema di difesa per gli uomini eleganti dell'alta società.
D'altra parte, i marinai meridionali francesi svilupparono una forma di combattimento chiamata Chausson che consisteva principalmente nell'uso delle gambe, mentre le mani manovravano la barca per esempio per l'equilibrio. I combattimenti erano comuni tra i marinai e coloro che conoscevano il Chausson avevano un grande vantaggio.
La Savate è una combinazione di diversi sistemi di combattimento, e tutti hanno contribuito a quest'arte, composta da urti e posizioni uniche nel mondo delle Arti Marziale.
La Savate ha sviluppato la propria pratica basandosi principalmente su quello che si sapeva essere tecniche utili e quali no.
Un grande studioso di quest'arte fu Michael Casseux, che trascorse molto tempo nei bar, vita notturna, ecc., notando tecniche di combattimento da strada, trascrisse le mosse e ne studiò le loro applicazioni nel dettaglio, da queste annotazioni ne nacque un libro: La Teoria del Savate, dove divise l'arte in 15 divisioni tecniche e 15 divisioni di gambe con l'aggiunta di tecniche di bastone. Casseux diffuse e insegnò la Savate alla nobiltà francese, questo gli permise di emergere dai bassifondi di Parigi.
Tra i suoi allievi vi era Charles Lecour il quale quando fu sconfitto da un pugile inglese realizzò che alla Savate mancava qualcosa. Lecour iniziò a studiare la boxe inglese e riscontrò le carenze di pugni nella sua Arte.
Lecour riconobbe la validità delle tecniche di entrambi i sistemi, li combinò e creò la Boxe Française, o boxe francese. Da lì la Savate si diffuse rapidamente in tutta la Francia.
Uno dei più famosi professionisti di Savate fu Joseph Charlemont, che fu il responsabile di aver portato l'arte ad un altro livello, scrisse molti libri sistematizzandola e aiutando ad affinare l'arte, uno degli aspetti più importanti dell'arte della boxe francese è il combattimento con il bastone.
Il suo libro è molto completo, sviluppa le tecniche di pugni, piedi e bastone e visualizza il combattimento confrontandolo con le tecniche parigine degli antenati della Savate.
La Savate non è un'arte marziale nota in tutto il mondo, ma questo non significa che non sia efficace.
Approdata in Italia nel 1898, la savate viene attualmente praticata in Europa e nei paesi francofoni di Asia e Nord America. Attualmente le migliori scuole rimangono quelle francesi, ma anche in Italia si preparano ottimi atleti. In special modo in Liguria vi è una forte tradizione a questo sport risalente ai primi del novecento, non a caso si trovano tuttora nei manuali alcuni colpi definiti alla genovese che sono tuttavia in disuso nella pratica agonistica a causa della loro pericolosità.
La savate è quasi per ironia il nome delle ciabatte che i marinai francesi indossavano abitualmente all'epoca; il motivo sta nel fatto che buona parte dell'evoluzione della savate sta nei viaggi compiuti dai marinai soprattutto nei paesi orientali, dove vennero affascinati dalle tecniche di piedi delle arti marziali locali. Imitando queste tecniche, si ampliò il bagaglio di tecniche di gamba dello stile, e, attraverso le inevitabili correzioni stilistiche negli anni, si è arrivati alla forma in cui tutti gli artisti marziali la conoscono, praticanti e non. Attualmente le manifestazioni più importanti sono i Campionati Mondiali, gli Europei e il Campionato di Francia, molto seguito a causa dell'elevato livello tecnico dei partecipanti.

Tecniche di braccia

Le tecniche di braccia utilizzate nella savate sono le stesse tecniche usate nel pugilato: diretto, gancio e montante.

Colpi di piede

Tutti i calci tranne lo Charlemont possono essere eseguiti sia con la gamba avanzata che con la gamba arretrata e possono essere portati in linea bassa, mediana e alta. I calci possono essere combinati con colpi di braccia e portati in sequenza, fintati oppure doppiati. I calci possono essere anche acrobatici e ne esistono altri oltre a quelli elencati, considerati colpi base.
  • Fouetté:
Il fouetté è uno dei calci più usati nei combattimenti. Le parti con cui si colpisce l'avversario sono la punta e il collo del piede. L'esecuzione del calcio prevede una fase di "caricamento", nella quale il ginocchio viene portato verso l'alto, e una fase di distensione, nella quale si viene a contatto con il bersaglio. Per i fouetté portati al viso o allo stomaco il caricamento è più marcato, mentre per il fouetté basso il caricamento è minore e la gamba portante si flette leggermente. Questo colpo può essere doppiato, nel senso che, una volta portato il colpo, lo si può ripetere in modo molto rapido, senza riportare il piede a terra. Il fouetté basso portato con la gamba arretrata è un calcio molto efficace, così come i fouetté alti o allo stomaco portati con la gamba avanzata.

  • Chassé:
La tecnica di esecuzione dello chassé è simile al fouetté, ma la parte con cui si colpisce l'avversario è il tallone. Questo calcio, oltre che in fase d'attacco, è molto utile in difesa, dato che si può bloccare l'avversario durante l'esecuzione di un calcio. In questo caso è anche chiamato arresto. Gli chassé possono essere eseguiti anche saltati, oppure effettuando un passo in avanti con la gamba arretrata, che passa dietro alla gamba avanzata: in questo lo chassé diventa incrociato. Un particolare tipo di chassé è quello tornante: il colpo viene eseguito dopo una rotazione sulle punte, e viene portato con la gamba arretrata. Può essere eseguito in risposta ad un fouetté dell'avversario, dopo averlo parato in modo tale da spazzare via la gamba dell'avversario.

  • Charlemont:
Questo calcio viene eseguito con la gamba arretrata, lanciando il piede di taglio contro la tibia dell'avversario. Al momento dell'impatto, o anche leggermente prima, si può raccogliere il ginocchio ed eseguire un fouetté al viso: si tratta di una finta molto spettacolare ed efficace perché se eseguita in modo molto rapido disorienta l'avversario. Un altro colpo eseguito a partire dallo Charlemont è la "sforbiciata": al momento dell'impatto la gamba portante si solleva ad eseguire un fouetté mentre la gamba con cui in precedenza è stato eseguito lo Charlemont diventa a sua volta gamba portante, il tutto eseguito con un salto.

  • Reverse:
Il calcio consiste in un movimento circolare a gamba tesa per colpire al viso o spostare i guanti dal viso dell'avversario e poterlo colpire successivamente con un colpo di boxe. L'avversario viene colpito con il la punta o con il dorso del piede.

Competizione

Regole

A differenza di discipline affini come Full Contact, Kick Boxing, Muay Thai e Taekwondo, dove si combatte a piedi nudi, nella savate si usano delle scarpe senza tacco con suola e punta rinforzate. I colpi vengono portati con il collo, con la punta del piede e con i talloni. Si può colpire l'avversario ovunque tranne che sulla nuca o nel triangolo genitale, mentre un colpo portato sulla schiena non viene richiamato dall'arbitro ma non comporta nessun punteggio per chi lo sferra. I colpi non hanno tutti lo stesso valore: i calci al viso, e in generale tutti quelli portati con le gambe (tranne quelli bassi) valgono di più di una serie infinita di colpi portati con le braccia.
L'equipaggiamento dei tiratori comprende, oltre che la caratteristica divisa detta Accademica, il caschetto (usato solo in alcune categorie), il paradenti, i guantoni, la conchiglia, i paratibie (anche quest'ultime vengono usate solo in alcune categoria) e le scarpette rinforzate da savate. Nella savate esistono tre tipi di competizione: l'assalto, il precombat e il combattimento di prima serie.

Tipi di competizione

Assalto: È la competizione più diffusa, si sviluppa in tre riprese da un minuto e mezzo; i tiratori sono tenuti a portare i colpi affondandoli leggermente. In caso di colpo non controllato l'atleta interessato viene richiamato dall'arbitro; al terzo richiamo il tiratore viene squalificato. Nonostante ciò si tratta di competizione vera e propria, dove gli atleti sono portati a mostrare il meglio delle tecniche apprese, cercando di lasciare il minor spazio possibile all'avversario. Il vincitore viene decretato dai giudici di gara, che valutano solo i colpi portati a segno e soprattutto lo stile dell'atleta.

Precombat: Il combattimento di seconda serie si sviluppa in tre riprese da due minuti. Il contatto è pieno e il KO valido. I tiratori indossano tutte le protezioni, come nell'assalto. Il vincitore dell'incontro viene decretato dai tre giudici ai lati del ring in base alla potenza e alla precisione dei colpi.

Combattimento di prima serie: questo tipo di competizione non prevede l'uso di caschetto e paratibie, le riprese sono cinque; è riservato ad atleti esperti o da professionisti.