Chiunque prima o poi nella vita si
ritroverà, volente o nolente in una situazione in cui ci si
confronterà con la violenza.
Le arti marziali aiutano a non
soccombere all'altrui violenza o a soggiogare un avversario nel minor
tempo possibile.
Quello di cui tutte le arti marziali
che ho praticato sono carenti è l'insegnamento base: come EVITARE lo
scontro.
Un'arte marziale che non insegni come
vincere uno scontro senza ricorrere alla violenza è a mio modesto
parere sopravvalutata.
In un confronto fisico i possibili
esiti sono limitati e salvo casi "accademici", almeno
qualcuno si farà male.
In molti casi qualcuno potrebbe andare
incontro anche a serie conseguenze penali e, nel caso di due
contendenti a mani nude, anche davanti ad un aggressione, l'aggredito
praticante arti marziali potrebbe essere giustamente accusato di
eccesso di legittima difesa, in ragione delle sue specifiche
competenze.
Insomma,
quando si arriva alle mani,
raramente finisce bene.
Viene da sé che se lo scopo delle arti
marziali fosse, come in effetti per molte è, quello della difesa, le
lezioni prime e basilari dovrebbero riguardare "valutazione"
e "diplomazia", piuttosto che "come provocare
l'avversario per spingerlo ad aggredire per potersi legittimamente
difendere".
Non potete mai sapere chi avete davanti
e chi ci sia dietro chi avete davanti. Potrebbe essere il piccolo
bullo di quartiere che ha tanta gente pronta ad intervenire per farle
spalla alla minima "accattivante" prospettiva di rissa.
Potrebbe nascondere un coltello o un'arma da fuoco. Potrebbe essere
più bravo di voi, anche se a vederlo non sembrerebbe. Cosa peggiore,
potrebbe andarci di mezzo qualcuno che non c'entra niente, come
spesso succede.
È importante, importantissimo che i
giovani conoscano bene almeno un'arte marziale (preferibilmente
orientale, giusto per allenare anche il loro cervello) e se un domani
avrò una figlia l'allenerò fin da quando sarà in grado di reggersi
in piedi. E la parte più importante del suo allenamento sarà come
non usare le arti marziali.
Bisogna capire la situazione.
Interpretare il contesto. Comprendere il nostro potenziale
avversario, il setting, le distanze e le persone eventualmente
coinvolte.
Qualche settimana fa uscivamo da un
locale con tre amici: un chitarrista, un batterista e una modella…
insomma non proprio le tartarughe ninja.
Siamo lì che aspettiamo un taxi e ad
un tratto la mia amica mi chiede di frappormi fra lei e un gruppetto
di tizi che, a suo dire, l'avrebbero riconosciuta e le stessero
scattando delle foto.
Qualche secondo dopo mi volto ed
effettivamente uno di loro aveva un cellulare con la camera puntata
verso di noi. Paparazzata? Avevo una sigaretta elettronica in mano.
Noto una busta, presumibilmente della spazzatura, appoggiata ad una
colonna in prossimità del gruppo. Cammino verso il gruppo con non
chalance deviando la traiettoria con calma all'ultimo momento per
buttare il mio heets usato nella busta e tornare indietro.
Perché? Se qualcuno ha degli intenti
ostili, come anche semplicemente rubare degli scatti, automaticamente
si prepara a reagire ad un'aggressione o ad un chiarimento se la
vittima o chi per lei gli viene incontro. L'errore sull'intenzione
della parte (nel mio caso il non essere andato incontro ma di essere
semplicemente andato a buttare qualcosa nella spazzatura), crea un
momento di confusione. Per chi si preparava al confronto verbale e
poi fisico (o magari direttamente al secondo) è disorientante. Fino
a quel giorno questa "tecnica" mi ha aiutato ad evitare
guai maggiori.
Non questa volta. Mentre ritorno verso
il gruppo dei miei amici, il tizio più grosso, quello che faceva le
foto, mi urla qualcosa in russo e mi viene incontro. I suoi amici gli
stanno mezzo passo alle spalle e mi circondano a capannello. Due sono
molto grossi, tutti fra i 30 e i 40 anni, puzzano d'alcol e hanno
espressioni che ho già visto in passato. Sono persone frustrate che
in quel momento pensano che una rissa potrà dare un senso ad una
serata che non sta portando da nessuna parte. È gente che si diverte
a fare a botte. I miei amici, che cercano si sedare quello che hanno
intuito possa trasformarsi in una rissa, sono i partners più
improbabili da poter avere in un confronto di strada. Il chitarrista
è grosso, ma è un pezzo di pane. Lo avrebbero steso velocemente. Il
batterista non credo abbia mai tirato un pugno nella sua vita e la
più agguerrita, la modella, pesa 45 kg.
Sorrido, annuisco, spiego di non
comprendere quello che dice perché non parlo la sua lingua, ma gli
spiego in inglese di non comprendere le ragioni della sua collera. Mi
è addosso e spinge con il petto contro il mio. So che posso avere la
meglio su di lui facilmente, magari usandolo per fare cadere il suo
complice alla mia sinistra, ma qualcun altro mi colpirà. Costringerò
i miei amici ad intervenire. Qualcuno di loro si farà sicuramente
male. Non so se qualcuno dei miei avversari é armato.
Nell'abbracciarne uno con palesi intenti pacificatorigli controllo
maniche e busto. Non ha una fondina, ma riguardo a pantoloni e zona
cintura non sono in grado di sapere. Non so se qualcuno dei suoi
amici è armato. Non so se sono bulli o se magari fanno parte di
qualche organizzazione o quanto siano matti i loro amici e parenti.
Non so troppe cose.
L'unica cosa che so è che scusandomi e
buttandola in caciara, ciascuna di queste incognite resterà tale e
probabilmente tutti torneremo a casa sani e salvi.
Saliti in taxi la mia amica mi fa "se
fossi stata un uomo l'avrei preso a pugni".
Esattamente quello che volevano
loro. Chi cerca le risse è per vincere delle insicurezze, provare
qualcosa, sfogare frustrazioni. Ma di solito, fatta eccezione per gli
aspiranti suicidi e i matti, chi cerca risse è perché è abbastanza
sicuro di uscirne vincitore e di non subire conseguenze. In pieno
centro, sulla via principale e ben illuminata, bisognerebbe sentirsi
molto protetti. Forse era un bluff, ma avevo troppo da perdere per
andare a vedere.
Flashback. Non ci fossero stati i miei
amici? Avrei agito nello stesso modo: non credo di poter avere la
meglio da solo contro tanti, senza farmi male seriamente. Se
capitasse, sarebbe fortuna. E se avessi visto quanto accadeva
dall'esterno e il gruppo non stesse aggredendo me ma qualcun altro?
In quel caso sarei necessariamente intervenuto per distrarli dalla
loro vittima e creare le condizioni per metterla in salvo.
Se dovessi mai intervenire fisicamente
probabilmente saprei cosa fare. Ma potrei sbagliare. Con la
diplomazia, nel peggiore dei casi guadagni tempo, nel migliore salvi
delle vite.