Questo è (in parte) ciò che la UFC(s)
originale decise di scoprire. Era un torneo che vedeva schierati
contro i partecipanti di diversi stili di arti marziali. C’erano
pugili di pesi massimi, judoka, lottatori di sumo, e molti altri
combattenti.
Tra i primi partecipanti del torneo
c’erano i fratelli Shamrock, Ken e Frank:
Oltre alla loro grande esperienza con
le arti marziali, questi sembravano usciti dalla copertina della
rivista Men’s Fitness. Erano libbra per libbra tra gli atleti più
forti e veloci del posto ed avevano perfino una notevole resistenza.
Alla fine, loro e quasi tutti gli altri hanno perso per mano di
questo tipo:
Royce Gracie.
Era 170 libbre (~80 kg) di sudore. Non
era in gran forma. Non era neanche il miglior combattente DELLA SUA
FAMIGLIA. La sua arma segreta era il Jiu Jitsu Brasiliano (BJJ),
un’arte marziale specificamente studiata per i più piccoli e
deboli, per sconfiggere gli avversari più grossi e forti;
principalmente tramite leve articolari e strangolamenti. A quanto
pare, non importa quanto tu sia atletico, devi sempre respirare per
rimanere cosciente e fa comunque male quando qualcuno ti piega il
gomito al contrario. Vinse la UFC 1, 2 e 4 (fu squalificato per
condizioni mediche dalla UFC 2, dopo essersi disidratato gravemente
al punto da non reggersi più in piedi). Oggi fa parte della Hall of
Fame della UFC.
Per fare un esempio di un altro sport,
Jamarcus Russel era uno dei quarterback più forti e veloci che abbia
mai giocato nel Football Americano.
Era
alto 6’6”, pesava 260 libbre (~2m, 120 kg) e riusciva a lanciare
una palla fino a 60 yard (poco meno di 60 metri) mentre stava seduto
sulle ginocchia. Probabilmente è anche il QB meno professionale. Per
quanto fosse atletico, non aveva la giusta tecnica per giocare bene.
Poi
prendi un quarterback come Drew Brees. È alto 5’11”-6’0” e
pesa 220 libbre (~1.80 m, ~100 kg), e non è considerato
particolarmente forte, veloce o atletico. Lui è, comunque, uno dei
QB più astuti mai esistiti e possiede una delle tecniche più
sopraffini mai viste.
Detiene quasi tutti i record della NFL,
compresi il maggior numero di yard passate, di passaggi completati,
di passaggi da touchdown ( dopo la stagione 2019-2020), è stato il
Miglior Giocatore Offensivo dell’anno della NFL nel 2011 ed è
stato nominato MVP del Super Bowl 44, assieme a molti
altri riconoscimenti.
Tutto questo per dire che gli stili
fanno il combattimento, ma è la tecnica a vincere, specialmente
quando la tecnica è stata sviluppata nello specifico contro gli
avversari più forti, veloci ed atletici.
L' arte marziale ha lo scopo di
coordinare tutti gli elementi citati.
Il
fattore che determina lo sviluppo di diverse arti marziali sono le
caratteristiche fisiche delle persone.
In India, dove hanno
origine le arti marziali asiatiche, al Nord vivono persone di alta
statura, che sviluppano uno stile di Kalary Payat basata su calci
alti e combattimento sulla lunga distanza.
Da esso, in Cina nasce
lo Shaolin del Nord.
Nel Sud vivono persone di statura mediamente
molto più bassa, con differenze anche di 30 cm e oltre.
Un uomo
alto 155 cm non può lottare come uno alto 190 cm.
Lo stile è
molto chiuso, basso, niente calci alti, corta distanza.
In Cina
nasce il Pakwa, Hsing Hi, la Mantide…
In Europa… Greci e Romani creano il pancrazio.
Molti
combattimenti avvengono fra schiavi, ma anche alle Olimpiadi vi era
il culto del bel fisico, della forza.
Gli schiavi erano scelti fra
quelli pià grossi e muscolosi, per cui si prediligevano tecniche di
grappling.
Il combattimento di pancrazio durava di più, se
avessero usato solo i calci, il ko poteva arrivare in un minuto, con
grande delusione del pubblico.
Un altro fattore che determina lo sviluppo delle arti sono gli
strumenti usati dal popolo di riferimento.
Il nunchaku è uno
strumento dell'agricoltura, si usava anche in Europa per battere il
riso o il grano.
A Okinawa sono pescatori e usano il remo, poi il
nuntebo, che è un gancio con cui recuperavano reti da pesca.
Il
bastone corto può caderti di mano, per cui viene modificato nel
tonfa.
Il tonfa non ferma la katana, per cui si creano i sai.
Nascono così e si sviluppano le varie arti.
Non ci si deve porre il problema di chi può prevalere su chi.
Voi
ragazzi di 20 anni, come me, allenatevi duro tutti i giorni.
Se vi
troverete ad affrontare qualcuno, non vi sarà chiesto nulla di
particolare, ma solo di fare bene ciò che vi è stato insegnato.
Non
ha nessuna importanza quale percorso ha fatto il vostro avversario,
perchè ormai è giunto al capolinea.
Un tizio ha detto: "Non me ne frega niente di chi puoi essere.
Io sono cattivo quando mi incazzo, adesso ti faccio a pezzettini e
l'ho già fatto a tanti".
Marco Merani alzò finalmente lo sguardo verso di lui e, con voce
bassa, quasi sussurrando, gli disse:
"Un
uomo che sta per morire dovrebbe chiedere perdono dei propri sbagli e
non vantarsi di essi".
Forza e velocità in azione e reazione
fanno parte degli asset necessari a chi vuole combattere, ma ci sono
alcune cose da puntualizzare (in ordine sparso):
Non
sono gli unici:
conoscenza del corpo umano, delle
armi, capacità di usare e capire l'ambiente in cui ci si muove,
improvvisazione, stamina, fermezza mentale. Tutti argomenti non
matematici, che non hanno valore assoluto e non sono prevedibili.
Vanno quindi allenati, in modo che il corpo e il cervello li
sappiano gestire autonomamente e senza dover ricorrere al pensiero,
ma ogni arte marziale ha trovato i suoi modi per farlo. Il corpo
umano è sempre lo stesso, ma i modi di allenarlo e gli ambiti in
cui farlo sono infiniti.
Non
sono durevoli:
con la vecchiaia, con gli
infortuni, anche con l'umore: il fisico cambia, reagisce, si muove.
Se anche fossi l'artista marziale più veloce del mondo, un giorno
potrei avere una contrattura ad una gamba che mi cambia tutta la
catena cinetica. Cosa faccio quindi, se non conosco altro se non
forza e velocità? Da praticante di Ju Jitsu ho sconfitto avversari
più grossi e forti di me, e sono stato messo al tappeto da gente
che pesava dieci, quindici kg in meno. Ho perso contro le stesse
persone con cui avevo vinto due giorni prima, e viceversa.
A
distanza ravvicinata, pugni e calci non esistono più:
il combattimento è composto da
molteplici momenti e distanza. Fuori tiro, a tiro, a contatto, a
terra. Tutti momenti in cui la forza, velocità e riflessi necessari
(oltre a conoscenze di anatomia e biodinamica) cambiano
radicalmente. Allenarli tutti è un lavoro a tempo pieno!
Il
combattimento può avere scopi diversi:
la guerra, lo sport, il fitness,
la difesa personale urbana, il combattimento in ambienti diversi.
Scopi diversi, modi diversi di allenarsi e tecniche diverse sulle
quali concentrarsi.