In questo incontro
Alì batté nella strategia
Foreman.
Ma non dimentichiamo che
anche nelle schivate Alì era
largamente superiore a Foreman, possedendo una prontezza di
riflessi ed una capacità di previsione che erano sconosciute al buon
George, al quale di solito bastava incassare i colpi.
Tecnicamente Alì era migliore,
possedendo una
velocità di mani
impressionante per un peso massimo
ed una gran varietà di colpi,
cosa che Foreman non aveva, dato che di solito usava i colpi corti,
montanti e ganci, oppure sventole.
Ma Muhammad aveva sette anni in
più di Foreman, che in quel momento era al massimo della sua forma
fisica ed aveva sconfitto avversari molto forti, del calibro di Joe
Frazier e Ken Norton, due pugili che avevano battuto Alì. Inoltre,
soprattutto con avversari potenti come Foreman, Alì aveva dimostrato
di avere una buona castagna, ma non sufficiente a buttare giù un
avversario tosto come Big George. In condizioni normali. Quello che
Alì fece nel "Rumble in the Jungle" fu appunto alterare
queste condizioni e metterlo KO.
Foreman aveva una grande potenza, ma
con uno stile da picchiatore (slugger) come il suo, bisogna avere
modo di scaricare l'enorme forza che si possiede.
Alì ed il suo allenatore
Dundee gli tolsero questa possibilità anche con il rope-a-dope, il
gioco alle corde.
La potenza di Foreman
non
si scaricava
più su un bersaglio statico, ma
su un bersaglio che trasferiva
alle corde l'energia dei suoi pugni.
In questo modo Alì non opponeva
il proprio corpo rigido nella parata, ma opponeva la morbidezza
nell'incassare i colpi micidiali di George.
Facendo in questo modo, le
energie di Foreman
(frustrato per la mancanza di
risultati)
si esaurirono prima di quelle
di Alì, che con il metodo delle corde, era riuscito a ridurre i
danni delle sfuriate di George.
Inoltre,
Alì
nel rope-a-dope,
precluse all'avversario la
possibilità di centrarlo bene al volto e alla testa
(uno dei punti migliori per il
KO),
adottando la guardia chiusa. In
questa maniera, George era costretto a colpirlo al tronco, ma
non aveva neanche modo di portare
dei "body shot" come si deve, dato che i gomiti di
Muhammad proteggevano bene il fegato e lo stomaco, altri punti
molto adatti per un KO. Con questa tattica, le possibilitÃ
offensive di Foreman (normalmente molto alte) si ridussero di
parecchio.
Non è che Foreman non avesse
colpito la testa o i reni di Alì, li aveva centrati eccome, ma non
precisamente e con tutta la forza di cui era capace, proprio per la
tattica di Muhammad.
Alì aveva capito che, se avesse
incassato le bordate di Foreman senza l’ausilio delle corde, ben
presto sarebbe stato sopraffatto in termini di pura forza fisica.
La spaventosa e soverchiante
potenza di George avrebbe logorato irrimediabilmente la resistenza
fisica e ai danni di Muhammad. Un altro problema di Alì era che
il suo stile di combattimento era movimentato e richiedeva un grande
dispendio energetico. Presto o tardi, Alì sarebbe calato fisicamente
nel match, favorendo un Foreman più giovane, più in forma e con una
potenza in grado di abbattere Alì con pochi colpi. Quindi occorreva
una strategia conservativa e vincente.
Nel clinch, poi, Muhammad si
abbandonò ripetutamente e completamente su Foreman,
scaricando tutto il suo peso
sull’avversario, e assestando pugni poco potenti ma rapidi.
Anche questo contribuì a stancare
ulteriormente George.
Alì invece si era affidato anche
alla sua maggior precisione ed abilità esecutiva, centrando Foreman
sempre più spesso, combinando schivate al rope-a-dope, ed anche con
un pò di provocazioni, che finirono per frustrare oltremodo Big
George.
Il quale, nel medio-lungo termine,
risultò molto più stanco di Muhammad, che sfruttò un momento
chiave nel quale George era sbilanciato, colpendolo con un gancio e
poi un diretto, mandandolo al tappeto.
Praticamente, nel-rope-a-dope, Alì
adottò lo stesso principio del Judo o del Jiu-Jitsu: davanti ad un
avversario di maggior mole e forza, ritorcere quest'ultime contro di
lui. La tattica della conservazione e del trasferimento di energia.
Nessun commento:
Posta un commento